Le montagne russe dell'amore

share on:
Mira e Simone

di Mira Budafoki

Condivido con voi il riassunto dei miei ricordi dal primo amore fino a quello attuale, anche perché prima di trasferirmi a Roma ho promesso che avrei scritto una sorta di “Sex and the City” alla Carrie Bradshaw e questa missione non è ancora completata.

Scherzi a parte, la missione in realtà è diversa. Piuttosto vorrei trasmettere un messaggio importante: penso che la montagna russa della vita romantica (oppure a volte meno romantica) di ognuno di noi è diversa. Ci sono i tratti lunghi e noiosi, ci sono quelli pazzeschi, assurdi, spaventosi, bellissimi, ma sono fatti per insegnarci qualcosa ed importa poco come entriamo nella carrozza del treno: camminando o su una carrozzina. Perciò il mio percorso degli amori, avventure, delusioni e speranze non è più complicato di qualsiasi altro, per questo deve essere interpretato come qualsiasi altro. Cominciamo allora < jingle di SATC > con un flash degli anni ‘90, esattamente da dove devo iniziare il mio racconto…

1997 - il mio primo matrimonio, l’epoca d’oro per un bel po’ dal punto di vista romantico. Avevo 5 anni, ho frequentato un asilo dove ci siamo sposati con Màtè, invece di fare il riposino di pomeriggio.

2000 - Primo bacio (quello del matrimonio è stato solo un bacino) con un mio amichetto che era scappato nella classe di educazione fisica mentre mi stavo annoiando da sola nell’aula… Lui è diventato il mio fidanzato tra i tanti amici, tutti maschi, che avevo alla scuola elementare. Un fatto importante del mio passato, che fossi circondata solo da maschi, perché fino a una certa età le ruote li attirano tantissimo, poi l’effetto di questo strano afrodisiaco passa purtroppo.

2001 - 2007 -  Questa volta avevo più amiche  che amici e tra l’altro la maggior parte di loro erano fidanzate. Io niente, tranne storie platoniche nella mia testa con uno che giocava tennis, e con un altro che era il portiere dell’anno.

2008 - Mi sono convinta che sono superfiga, bella, con stile e con amici fantastici, frequentavo comunque le feste più cool, ho partecipato ai festival da non perdere… Come il Sziget, dove mi ha invitato quel ragazzo che era pure chitarrista. Penso di non sorprendere nessuno nel rivelare che mi sono innamorata di lui. Mi accompagnava la mia amica - perché se vai al Sziget sulla carrozzina da sola, con un ragazzo che ti piace, giustamente non vorresti cominciare con la tua “offerta speciale”, cioè  “portami al bagno chimico per fare pipì, perché ho bevuto troppa birra”. Però che sfiga, sembrava che i chitarristi piacessero anche alla mia amica, quindi lo ha baciato e io avevo la fortuna di guardarli dalla prima fila.

2012 - Ero convinta ancora di essere strafiga, studiavo ad un’università top e avevo gli amici ed amiche ancora più fantastici che avevano smesso di baciare i miei amori platonici, evviva! Ma ci sono state anche le brutte notizie: il concetto di amore platonico ormai è rimasto presente solo nella mia vita, gli altri hanno vissuto la vida loca alla “Tequila Sex and Marijuana”. Beh, anch’io, mancava solo quello di mezzo. In questo periodo mi domandavo periodicamente: cosa c’è che non va se sono così strafiga? Forse questa benedetta carrozzina che mi accompagna sempre?

2013 - Il famoso chitarrista di nuovo stava sul palco. Siamo rimasti amici e per fortuna con la mia amica non si sono fidanzati mai. In questo periodo mi sono già trasferita a Roma, avevo una camera singola per la prima volta nella mia vita (a Budapest ho condiviso la mia camera in affitto con la ragazza che mi aiutava, ancora prima ho vissuto con i miei). Lui è venuto a trovarmi con un suo amico e loro due dormivano sul pavimento nella mia bellissima camera singola, come in un campeggio.

Però non corriamo così tanto avanti. Riprendiamo le fila lì a Termini, dopo cena in quattro stavamo aspettando il notturno che ci portava a casa: io, la mia amica (che ha vissuto con me nello stesso appartamento per darmi una mano), il chitarrista e il suo amico. Sul notturno di solito la mia amica mi teneva per tutto il tempo, perché gli autisti corrono da matti godendo la Roma senza traffico. Questa volta invece il chitarrista ha preso il compito ed in un modo inaspettato, tra due curve mortali, è riuscito a dichiarare il suo amore. Bene, il vino della casa lo ha fatto esagerare ovviamente, però questo era il momento di non ritorno. Dopo un po’, quando siamo arrivati a casa, è arrivato anche il famoso primo bacio adulto ed anche qualcosina di più, però per la colpa della mancanza di privacy perfetta ci siamo fermati ai limiti di buon gusto. E qua, illuminazione, uno scatto importantissimo: ho capito tutto. Che c’era che non andava? Le circostanze, la privacy imperfetta della mia vita, blocchi logistici, strutturali e alla fine grazie a tutti questi, anche blocchi psicologici. E’ stato un circolo vizioso fino a questo punto.

2013-2016 - Beh, la storia rock è finita qua, il tipo è tornato a casa e neanche per un attimo abbiamo preso in considerazione di convertire quella serata memorabile in qualcosa di più serio. Il perché non ve lo so dire, ma siamo stati d’accordo. Però c’è ancora qualcosa da dire di questo scatto… Che coincidenza, è successo nello stesso periodo di quando è nata Tinder, pubblicizzata tantissimo dalla mia amica ungherese che faceva Erasmus proprio in quei mesi a Roma. Questa applicazione molto criticata mi ha aperto le porte per praticare un po’ il flirting, subito dopo il ritrovo della mia autostima. Ho scoperto in poco tempo che con un pizzico di umorismo, di intelligenza ed ironia giusta anche riguardo la carrozzina è possibile incantare quasi qualsiasi uomo nonostante la loro intenzione originale - sì, questa applicazione è senza dubbio il melting pot di tutta la voglia di scopare del mondo, ma con un po’ di furbizia si può cambiare percorso. Infatti questi sono stati gli anni in cui ho sperimentato i miei limiti e i limiti degli altri. Ho avuto storie mezze serie e mezze lunghe (duravano qualche mese, a volte ho sofferto anche per il famoso amore a distanza).

A proposito di storie mezze serie e mezze lunghe, tra queste ce n’è una assolutamente da raccontare. Il famoso tabù: dove si è persa veramente la santa verginità. Beh, veramente, questa è la parola chiave. Un ragazzo mi ha chiesto se ero vergine prima di andare a letto con me. Ho detto di no. Perché ho mentito? Ci sono addirittura due spiegazioni. La mia opinione è che l’importanza della verginità stia proprio in quello scatto psicologico che ti rende meno innocente, più sicura e più matura (nei casi fortunati). Come ho scritto questo scatto è accaduto con il chitarrista, più o meno un anno prima di quell’evento biologico. Proprio per questo finora penso che io abbia perso la verginità due volte, in due diversi modi. L’altra spiegazione è più banale, più da ragazzina. Una parte della mia personalità si vergognava che fossi già troppo adulta per rispondere altro a quella domanda, avevo già 21 anni. Pensavo che la verità fosse spaventosa per lui. Sinceramente può essere che questa paura sia stata valida, per saper rispondere dovremmo chiedere una più onesta di me, che ha ammesso la realtà quando le hanno fatto questa domanda. Per fortuna la mia bugia non ha avuto conseguenze brutte, quel tipo era uno con tanta esperienza e nonostante la sorpresa del momento, alla fine ha gestito bene la situazione. Forse con la sincerità avrei potuto evitare qualche secondo di imbarazzo, ma tutto qua. Poi, come è finito con lui? Non è stato un uomo atipico dell’epoca che preferisce la responsabilità a lungo termine.

Comunque, cari miei, sono convinta che questa sia la battaglia di tutti noi nel XXI secolo: in un mondo di fretta la gente vuole vivere senza legami e con più leggerezza possibile. Certamente la disabilità non offre proprio questo tipo di futuro, e non serve troppo tempo per svelare questo fatto.

In questi anni ci sono state anche avventure occasionali, molto occasionali, non mi vergogno neanche di questo. Ammetto pure che a volte speravo in qualcosa di più serio, invece per i ragazzi spesso era più facile solo divertirsi insieme e non prendere troppa responsabilità, come ho scritto anche prima. La maggior parte delle volte dobbiamo affrontare un punto d’inizio così. Le anime più romantiche devono allenarsi per poter sopportare questo fenomeno e non rimanere troppo ferite.

Ci sono stati quelli che mi hanno lasciato, quegli altri che ho lasciato io, quelli che sono diventati amici senza riguardo di chi ha lasciato chi. Avevo la fortuna di capire la differenza tra i modi di corteggiare di diverse culture e nazioni. Ci sono quelli che ho conosciuto su Tinder, altri a un festival, oppure sulla piazzetta di San Lorenzo quando ero con amici degli amici. Tanti posti e tante emozioni, belle e brutte. Però il periodo di esperimento mi ha insegnato mille cose delle dinamiche relazionali, delle aspettative fisiche ed emotive, della comfort zone - che per me non esiste - e sopra tutto di me stessa. Sono infinitamente grata a tutti loro, perché potevo maturare come il buon vino ed incontrare uno giusto, IL giusto, quando ero già più saggia e più forte.

Ho incontrato Simone, ahimé ritorniamo al nostro vecchio amico Tinder *, perché sì, anche su quella piattaforma si trova un tesoro. Ho conosciuto mio marito grazie a questa applicazione. Oh e non pensate che non dovessimo fare gli stessi discorsi delle etichette magiche e gli stati desiderati “Ci frequentiamo? Siamo fidanzati? Non so cosa voglio, non so cosa non voglio, etc...“. Mezzo anno è stato dedicato a questi giri, però fortunatamente la responsabilità pesa di meno quando è già presa. Ci siamo trasferiti a vivere insieme, dopo non solo insieme ma anche in un altro paese, nel mio paese, poi ancora dopo ci siamo sposati in Italia e chissà ancora cosa ci aspetta. Una cosa è sicura, nessuno di noi immaginava un futuro così avventuroso insieme, quando per la prima volta ci siamo baciati in un locale caruccio a Trastevere.

*P.S. Giusto per dare un esempio di che lode sia questa applicazione per chi vive sulla carrozzina. Dubito che esista una persona senza disabilità  che ha fatto subito amicizia (dall’inizio e solamente) tramite Tinder e ha trovato non un amico qualsiasi, ma tipo un supereroe che poteva chiamare dall’altro lato di Roma perché la sua carrozzina aveva perso una ruota, e lui l’ha ha fatta riparare entro due ore, anche se doveva visitare chissà quanti gommisti della zona. Il premio per il BFF di Tinder va a Riccardo!

Amiche e amici
Ritratto di gruppodonneuildm

gruppodonne