Maria Lugli



Faccio parte della UILDM dal 1980, da quando ho lasciato l’insegnamento di materie letterarie nelle scuole superiori della mia città.

Quello che mi ha spinto a operare nella UILDM non sono stati interessi personali o particolari, tanto meno professionali (parenti, amici ammalati, o altre cose del genere), ma motivazioni frutto di un percorso di vita, di una maturazione di carattere culturale, morale, civile e politico che mi ha orientato verso il volontariato. La scelta di impegnarmi in questo ambito non è stato uno strappo con l’esperienza della scuola, ma quasi una naturale evoluzione.

Negli ultimi anni 1970, c’era stato un grande sviluppo del volontariato, che si andava affermando come fenomeno caratterizzato da una forte carica di rinnovamento e di cambiamento e da motivazioni di base da me pienamente condivise, in cui anche oggi, nonostante tutto, continuo a credere.

In questo mondo così ricco e complesso io intendevo impegnarmi, ma non avevo ancora idee precise sulla scelta di campo; certamente mi vedevo più proiettata verso ambiti maggiormente congeniali alla mia formazione umanistica e alla mia esperienza professionale che non verso il settore socio-sanitario estraneo ai miei interessi. Una telefonata da parte di una persona vicina all’Ing. Enzo Ferrari mi ha fatto incontrare la UILDM in modo del tutto fortuito e mi ha aperto un nuovo mondo. La proposta di assumermi l’incarico di far nascere a Modena una sezione della UILDM, di cui ignoravo l’esistenza, mi ha colto di sorpresa e forse perché amo le sfide, ho accettato senza troppe resistenze, e, con una buona dose di incoscienza, vista la mia impreparazione su problematiche così complesse come quelle relative alle distrofie muscolari.

Debbo dire però che da quel momento mi sono buttata nell’impresa con entusiasmo e con piena dedizione; potrei dire che ho fatto mie le parole che Don Giuseppe Dossetti, uno dei padri della nostra Costituzione, pronunciò quando a Bologna gli fu conferito l’Archiginnasio d’oro: le vie da scegliere sono tante, ma una volta fatta la scelta “bisogna sposarsi”, cioè attenersi ad essa con perseveranza e con tutte le proprie forze.

Cosa penso di avere fatto per la UILDM?

Senza scendere in particolari o fare una lista di iniziative auto celebrativa, credo di potere sottolineare, senza immodestia le seguenti, essenziali cose di carattere generale:

Ho avuto un ruolo determinante nel fare nascere la UILDM nella mia città.

Ho dato un grande contributo a farla crescere insieme ad altri.

Mi sono impegnata molto per mantenere in seno alla sezione un clima sereno, rapporti interpersonali positivi basati sul reciproco rispetto e la collaborazione di tutti per favorire la coesione associativa.

Mi sono spesa senza risparmio per far conoscere all’esterno la nostra attività e rendere riconoscibile il patrimonio di valori che cercavamo di testimoniare.

Penso di avere contribuito in modo significativo a dare alla UILDM di Modena una sua chiara e peculiare identità caratterizzata da cultura e prassi della gratuità, ampiezza di orizzonti ma anche attenzione al territorio, promozione di una nuova cultura della solidarietà e della assistenza basata sulla ricerca della maggiore possibile autonomia, superamento di logiche settoriali e corporative e capacità di dialogo e di cooperazione con altri soggetti, collaborazione con le istituzioni nel rispetto delle diverse identità e
funzioni, senza prostituirsi al potere pubblico per ottenere agevolazioni e favori anche attraverso forme ambigue di convenzioni.


Conosco il Gruppo donne dall’esterno, finora non avevo mai partecipato agli incontri durante le assemblee, essendo anche per il mio ruolo più coinvolta in tematiche di carattere generale come aggiornamento legislativo, servizio civile ecc. ecc..

Debbo però anche confessare che nutrivo qualche prevenzione dovuta ad esperienze negative fatte quando ho lavorato in seno ad organismi di coordinamento o al Centro Servizi Volontariato con rappresentanti di associazioni femminili. Mi sono trovata di fronte a posizioni rigidamente ideologiche, a posizioni di chiusura nei confronti di tutto quanto non rientrasse nel “genere”.

Come l’handicap io penso che il “genere” non debba diventare un recinto.

Ritengo importante che le donne possano, o meglio, debbano emergere nella UILDM con le loro capacità che sono grandi, originali e creative. Non vedo ostacoli o impedimenti particolari, se non in loro stesse che spesso tendono a lavorare nell’ombra.

Perché siano così poche le rappresentanti femminili nella direzione nazionale non so spiegarlo. Le motivazioni possono essere tante, soprattutto di carattere personale. Posso rispondere per me: io non ho mai aspirato ad incarichi a quel livello innanzi tutto perché mi conosco, conosco i miei limiti, non ho capacità amministrative, manageriali. Amo il lavoro in Sezione perché mi consente di stare a contatto con le persone e il loro vissuto, di curare le relazioni interpersonali. Un incarico continuativo, a certi livelli, facilmente porta ad un allontanamento dalla base associativa.

Poiché credo nella uguale dignità dei sessi, sono contraria in generale alle quote rosa, tanto più nella UILDM. A me pare una cosa avvilente, come se le donne fossero una categoria debole da proteggere. Non è questione di numeri ma di qualità; le donne debbono conquistarsi da sè i loro spazi e non in quanto donne, ma in quanto capaci di affermarsi e riuscire benissimo in tutti i campi nei quali hanno voglia di cimentarsi, con competenza e impegno.


Nella nostra associazione mi pare che la parità sia una cosa acquisita, mai messa in discussione, però può essere che ci siano alcune situazioni, che non conosco, dove non è così e persistono discriminazioni.

Nella nostra sezione questo problema non si è mai posto.


Cosa penso di potere fare per la UILDM?

Vista l’età che ho, quello che posso fare dipende dalle condizioni di salute e dalle risorse fisiche disponibili.

Il mio proponimento è quello di continuare giorno per giorno il mio impegno, la mia speranza è quella di trovare presto una persona, disinteressata e responsabile, uomo o donna che sia, disponibile a proseguire il lavoro, in continuità con il passato, ma anche con idee e prospettive nuove.

Non mi sento di dare consigli alle più giovani; abbiamo tutti qualcosa da trasmettere e da imparare reciprocamente: l’importante è che non si interrompa il dialogo tra le generazioni.

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