Violenza sulle donne disabili: testimoniare i valori che si vogliono trasmettere

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di Renata Sorba

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne appena trascorsa – il 25 novembre – si è parlato anche della violenza nei confronti delle donne con disabilità ponendo l’accento sulla specificità che la caratterizza. Ma sono ancora poche le donne disabili che hanno preso la parola pubblicamente per esprimersi, in prima persona, su questo fenomeno a cui sono esposte in misura maggiore delle altre donne. Renata Sorba, donna cieca di Asti, è una preziosa eccezione. Raccogliamo con piacere la sua testimonianza. (Simona Lancioni)

 

Un’immagine in cui Renata Sorba mostra un disegno con al centro un cuore rosso, ed intorno altri elementi colorati, poiché Renata, pur essendo cieca, ama i colori vivaci. Un’immagine in cui Renata Sorba mostra un disegno con al centro un cuore rosso, ed intorno altri elementi colorati, poiché Renata, pur essendo cieca, ama i colori vivaci.

 

È luogo comune pensare che una donna disabile non sia attraente e pertanto non vittima di abusi sessuali e psicologici. Si fatica a credere che una donna diversamente abile voglia curarsi l’aspetto estetico, indossare abiti femminili e che possa avere anche una vita relazionale e sessuale come tutte le altre donne. Grande scettiscismo e stupore suscitano ancora tutte quelle donne con handicap ad esempio che si rivolgono ad un negozio per acquistare creme, trucchi, profumi e bijou che la possano rendere gradevole anche agli occhi degli uomini.

Le donne disabili non sono escluse dalla tremenda gamma delle forme di violenza che colpisce tutto il genere femminile. Sono e restano vittime completamente invisibili di soprusi che si consumano quotidianamente e nemmeno raramente. Dalle mura domestiche a tutti gli altri contesti sociali.

Quante volte se ne sente parlare? Certo è un tema molto delicato. Un fenomeno tanto complesso quanto taciuto. Nemmeno in occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne.

Le statistiche riportate dai media ogni anno in occasione del sopra citato evento, sono statistiche che si basano su dati concreti. Su avvenimenti che vengono denunciati alle forze dell'ordine o “raccontati” agli operatori dei centri anti-violenza. Ma quante vittime di abusi o violenze hanno il coraggio di denunciare? Di “raccontare” una tale esperienza? Secondo l'Istat poco meno del 10 per cento delle vittime.

Complessi e delicati sono i meccanismi psicologici che si mettono in moto in una donna che subisce maltrattamenti, abusi e violenze. È importante parlare e mettere alla luce un problema tanto sommerso quanto drammaticamente realistico. Il modo per “uscire dal silenzio” è di dare voce a tutte quelle donne che non riescono a farlo. Un piccolo contributo per la grande battaglia contro la violenza.

Che in questo caso ha radici anche culturali e sociali, nutrite ancora da molti preconcetti assai vivi e vegeti nella mentalità della stragrande maggioranza delle persone che ci circondano: familiari compresi. Può sembrare il contrario, ma nulla come la violenza, ci riguarda tutti e in prima persona, visto che è innata in ognuno di noi. Tutti noi, dunque, possiamo combatterla. Ogni giorno, semplicemente con il nostro esempio.

Infatti, per quanto mi riguarda, come disabile sensoriale, ho notato che spesso devo spiegare e giustificare, nel momento in cui acquisto un capo vestiario o una bijou, il perché sono attratta da ciò che sto per acquistare. Sembra strano che una donna priva della vista ami i colori vivaci, abbinarli e valorizzarli. L’eleganza forse deve essere per il mondo dei normodotati solo un elemento costante per chi ha la vista e non per chi ne è priva. Questo è un piccolo esempio che fa capire come ancora tanta strada occorre fare per cambiare questa mentalità.

Solo se tutti ci impegniamo ad educare ad un atteggiamento di ascolto, confronto e partendo da dentro le nostre case, dal contesto familiare, via, via a tutti i contesti sociali che abiteremo. I valori vanno testimoniati se si vogliono trasmettere. Primo fra tutti il rispetto per la vita e per le persone. Così si promuove cultura. Cultura dell'inclusione, delle pari opportunità, della non violenza.

Ritratto di lan-s=d2KZu

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