Il coraggio di essere straordinarie

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Nujeen

a cura di Paola Tricomi 

 

C’è un testo biografico che ci riporta al nostro passato prossimo, per quanto concerne i problemi dell’attualità, una questione di cui si dibatteva quotidianamente e le cui chiacchiere all’improvviso sono state spazzate via dalla contingenza, ovvero dall’emergenza sanitaria causa dal covid-19. Eppure è un tema che riguarda la nostra attualità più vera e che condizionerà sicuramente, nel modo in cui esso si risolverà o non si risolverà, la storia almeno del primo trentennio del 2000. Alla storia sono già passate molte vite umane, morti in mare: il tema di cui sto parlando è naturalmente l’immigrazione. Durante quest’emergenza sanitaria che stiamo vivendo abbiamo visto l'Europa prendere consapevolezza delle proprie risorse e della necessità di imprimere con lucidità un potere centrale che tuteli la sicurezza e l’economia. Molti governi nazionali hanno portato le loro istanze in parlamento, tra cui quelle dell'Italia, e finalmente l'Europa ha risposto. Non è stato possibile ciò per l’immigrazione per il cui problema l'Europa ha sempre risposto con mano indecisa, poco ferma, come se non fosse di proprio e primario interesse. 

Questo quadro storico ci aiuta a capire il libro di cui voglio parlare oggi, un libro straordinario come recita lo stesso titolo: “Lo straordinario viaggio di Nujeen”. Molti di noi pronunceranno probabilmente in maniera errata questo nome, effettivamente è un nome siriano. Mustafa Nujeen è nata in Siria e vive una condizione di disabilità motoria. Fin da piccola si sposta su una sedia a rotelle o con supporti alternativi che la aiutano nei movimenti. Non è andata a scuola poiché abitava in Siria in una casa al piano rialzato e tuttavia ha avuto un'infanzia serena. Sebbene uscire da casa fosse difficoltoso, perché bisognava prenderla in braccio per scendere le scale, e inoltre le scuole non erano accessibili, Nujeen era una bambina felice e profondamente appassionata della conoscenza. Infatti da sola seguiva in televisione documentari di scienze, ma anche di altre lingue, per esempio imparò l’inglese molto bene e lo spagnolo. 

Purtroppo Nujeen visse l'esperienza della guerra: in Siria scoppiò la guerra più cruente e Nujeen fu costretta a confrontarsi con la paura, la terribile paura della morte. Insieme a tutta la sua famiglia inizialmente decisero di scappare e di andare in una casa di campagna, una seconda loro casa, ma ben presto scoprirono che anche lì non sarebbero stati al sicuro e capirono che, se volevano vivere, dovevano innanzitutto separarsi dai genitori e dovevano scappare. Scappare per andare in Europa. Così inizia la vera storia del viaggio di Nujeen che parte insieme a sua sorella per un viaggio della speranza! Raccolse gran parte dei suoi soldi, si preparò psicologicamente a lasciare casa sua, le sue cose e soprattutto i suoi genitori e i suoi fratelli. Con la carrozzina spinta dalla sorella, iniziò a viaggiare. I soldi li diedero a un traghettatore, chiamiamolo così, che, non appena raggiunsero la spiaggia dove effettivamente dovevano essere traghettati, disse loro che non si poteva viaggiare. Loro per giungere a quella spiaggia avevano attraversato mille peripezie con grande difficoltà. La sorella aveva percorso chilometri a piedi, spingendo la carrozzina di Nujeen. Naturalmente tutte e due sorelle rimasero sconvolte. Inseguito chi doveva traghettarle, decise di farle traghettare insieme ad un altro cospicuo numero di persone. Non arrivò una nave come si pensava, ma un barcone. Su quel barcone salì Nujeen, senza sapere se sarebbe sopravvissuta. Immaginate questo barcone di gomma in mezzo al mare e una ragazza su una sedia sopra il barcone. La grande stabilità per eccellenza! 

Mi ha colpito molto il suo coraggio, il coraggio di attraversare il mare. È vero, in fondo è la necessità, ma immaginate quanta paura dovesse esserci nel suo cuore! Nujeen con la sorella arrivarono in Grecia e poi, tramite delle mappe che si passavano i profughi da cellulare, arrivano in Turchia dove rimasero in un campo profughi per settimane. La scomodità di dormire per terra, il disagio di condividere i servizi igienici: Nujeen ha affrontato di tutto! Spesso noi ignoranti e prepotenti occidentali diciamo sui profughi: “Sono poveri, ma hanno i cellulari!”, ma non pensiamo come il cellulare per un immigrato sia vitale perché è la trasmissione delle informazioni e dei messaggi necessari alla sopravvivenza. Infatti dopo settimane, anche grazie alle informazioni trasmesse su internet, le due sorelle giungono al confine con l'Europa centrale: loro obiettivo da sempre. Ma lì provano una grandissima delusione perché le frontiere erano state chiuse proprio in quei giorni. 

Nujeen si trovava in mezzo ad una immane flotta di persone, tutti immigrati come lei, provenienti da diversi paesi, tutti disperati come lei che volevano entrare in Europa, ma non riuscivano. Aveva lasciato i genitori, aveva lasciato la casa, aveva messo a rischio la propria vita, aveva attraversato moltissime disavventure e sofferenze, e adesso non riusciva a raggiungere il suo obiettivo! Fu lì che Nujeen ebbe un’ingenua, ma illuminante idea: sfruttare la sua immagine di ragazza disabile per farsi riprendere dalle telecamere di un’inviata televisiva che si trovava lì. Iniziò a parlare in inglese. Sua sorella non sapeva che lei sapesse parlare inglese e se ne stupì profondamente, ma lei con quella lingua, che aveva appreso da sola dalla televisione, riuscì ad esprimere il suo profondo dolore per un'Europa che non sapeva accogliere chi aveva veramente bisogno, che si reggeva su un benessere incapace di condividere e incapace di empatia. Disse tutto questo con grande diplomazia e parole semplici, molto più semplice delle mie, e tuttavia incisive. Fu così che Nujeen insieme a sua sorella e ad altri profughi, dopo una lunga attesa e grazie a un corteo di persone che si misero a protestare per l'accoglienza dei profughi, riuscì a trovare accoglienza in Europa. 

Il resto della storia lo lascio al lettore. Sappiate che oggi Nujeen si batte per i diritti delle persone disabili e profughe in chiave internazionale. È diventata una scrittrice e una giornalista. È stata elencata come una delle 100 donne della BBC nel 2018 e nel 2019 è diventata la prima persona disabile a informare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Credo che la sua storia dovrebbe essere raccontata sempre e dovrebbe essere letta nelle scuole perché è un grande esempio di libertà. Nujeen non si è fermata alla sua diversità, non si è arresa alla tragicità che si trovava di fronte, non si è mai sentita impotente in quanto donna e affetta da una disabilità, ma ha sfruttato ogni risorsa a suo disposizione con acume e intelligenza, senza aver mai vergogna di sé e conducendo gli altri dunque a rivalutarla non come soggetto fragile, ma come persona dalle mille potenzialità tra cui una focale: il potere di far riflettere. Da poco si è celebrato il 25 aprile: io credo che Nujeen ha proprio un cuore partigiano perché combatte non solo per la propria libertà, ma perché la propria lotta diventi la lotta per tante altre persone. Lei non si è fermata a risolvere la sua questione, ma pensa tutt’oggi a tutte le persone che nel mondo affrontano queste difficoltà. 

Noi viviamo chi più coscientemente, chi meno, la consapevolezza che per il benessere di pochi, un eccessivo benessere, è necessario il malessere di molti. Questo trend forse necessario, se si crede alle formule elaborate dagli economisti, in una società contemporanea merita forse di essere un po' invertito e che tutti possano avere, non dico la libertà di stare benissimo, ma almeno la possibilità di tentare di migliorarsi. Esistono molti popoli che non ce l'hanno questa possibilità e nessuno pensa a loro, nessuno neanche ne parla. Nujeen ci ricorda che sempre, in qualunque situazione, possiamo sbracciarci ed imparare come salvarci, ma subito dopo iniziare ad aiutare chi ancora non ce l’ha fatta. 

Mentre l’attenzione mediatica ha sospeso il chiacchiericcio sulla questione dell’immigrazione per dedicarsi all’emergenza sanitaria, credo che rileggere la storia di Nujeen possa tenerci lucidi su una questione vitale del nostro tempo. Ricordiamo che in Siria in questo momento la guerra c'è ancora, insieme alla pandemia, e nessuno può più scappare.

 

"Lo straordinario viaggio di Nujeen. Dalla Siria alla Germania in sedia a rotelle per fuggire dalla guerra" di Christina Lamb, Nujeen Mustafa, traduzione acura di Cristina Ingiardi, HarperCollins Italia, 2016.

Per chi volesse, a questo link una recensione video della stessa opera a cura di Paola - https://youtu.be/sCfUYVxT0vc

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