La verità, vi dico, sull'amore

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a cura di Silvia Lisena

 

Le storie d'amore dove la partner donna ha una disabilità possono cadere nel fraintendimento di essere rappresentate come casi singolari e rari o come sogni impossibili che qualcuna ha raggiunto ma che “a me non capiterà”. Perché non esistono uomini “così”. “Così” come? Dobbiamo ancora interpretare il ruolo della principessa che aspetta di essere salvata? L'uomo per noi deve essere davvero il fatidico Principe Azzurro o forse dovrebbe essere soltanto un “uomo”?

Dell'amore e disabilità si è parlato tanto. Di come sia difficile in generale, e di come lo sia un pelino di più se siamo noi donne ad avere una disabilità.

Spesso ci sentiamo dire che dobbiamo trovare un uomo che vada “oltre” il nostro handicap, che abbia un animo talmente grande da vedere “oltre” le apparenze e “superare” le difficoltà. Un misto tra un Principe Azzurro delle favole e un poeta duecentesco.

Questo perché in ambito sentimentale, risuona come un mantra la frase “l'amore va oltre la disabilità”.

Ma è giusto dirlo?

Secondo il vocabolario Treccani, “oltre” può essere un avverbio con significato di “più là di un certo limite” o una preposizione con significato di “di là da un luogo, più di un certo periodo di tempo, in aggiunta a, all'infuori di”. Tale particella, quindi, sussume in sé una sfumatura tanto estensiva quanto marcatrice di un confine (da superare), di qualcosa che va bene ma non benissimo.

Dire che “l'amore va oltre la disabilità” indirettamente rischia di portare ad una concezione errata della stessa, presupponendo che sia un elemento che in fin dei conti potrebbe creare problemi. Su cui si deve chiudere un occhio. Che richiede una sorta di sacrificio da parte dell'altra persona. In un certo senso si sta dando ragione a chi sostiene che la disabilità sia o possa essere un limite.

L'amore è un sentimento totalizzante che fonde in modo quasi simbiotico il lato fisico e il lato mentale. Ciò che nasce dall'esclusiva attrazione fisica non è amore, ciò che nasce dall'esclusiva attrazione mentale non lo può essere altrettanto (o almeno non a lungo). Amare una donna con disabilità dovrebbe essere un'esperienza totalizzante e globale, e se questo legittimamente implica un apprezzamento della sua fisicità allora ben venga! Dobbiamo trovare un uomo che ami tutte le nostre imperfezioni. No, ancora di più: che le trovi erotiche, che facciano vibrare i suoi sensi, che gli stuzzichino fantasie sfrenate.

Dobbiamo trovare un uomo che abbia voglia di fare l'amore con la nostra pancia storta su una tovaglia da pic-nic al chiaro di luna e con la canzone di Norah Jones che preferiamo in sottofondo.

Dobbiamo trovare un uomo che, mentre recita Pablo Neruda, sappia riscrivere il Kamasutra inventandosi nuove posizioni in cui la nostra protesi è la guest star.

Dobbiamo avere il coraggio di considerare questo come nostro diritto senza pensare che non esista nessuno in grado di farlo o, peggio, che gli unici che lo farebbero sono i devotee (anche perché il devotismo è una parafilia e non è amore). Dobbiamo entrare nell'ottica che la simultaneità mente-corpo che caratterizza le relazioni sentimentali comuni possiamo applicarla anche ai progetti amorosi di noi donne con disabilità.

Perché tutto questo dovrebbe partire da noi?

Perché noi per prime abbiamo a che fare quotidianamente con il nostro corpo e se continuiamo a considerarlo come una sorta di “oggetto” indefinito in cui siamo imprigionate, persevereremo nella cecità della concezione di disabilità come qualcosa di scomodo e quindi ci ostineremo, imperterrite, ad elemosinare amore da coloro che, per egoismo, per superficialità o per immaturità, non possono darcelo o che possono solamente provare un'attrazione deleteria, insana e certamente non globale per noi.

Se invece riconosciamo al nostro corpo semplicemente il diritto e la dignità di esistere, di mostrarsi e di fiorire, se lo consideriamo in simbiosi con la nostra anima, impareremo a prendercene cura perché è qualcosa che ci appartiene, perché è qualcosa che vive con noi e che merita di essere considerato, apprezzato e amato da un'altra persona. Il nostro corpo rappresenta la nostra femminilità, e la femminilità è un concetto globale che abbraccia pance storte, cicatrici e protesi. Abbiamo il diritto di sentirci donne e meritiamo un uomo che ci faccia sentire tali.

Dunque, l'amore non va oltre, l'amore è amore. Fulminante, intenso ed integrale come solo questo sentimento può essere. Indistintamente.

Ritratto di gruppodonneuildm

gruppodonne